sabato 30 novembre 2013

Digital Marketing: una PMI su due in Italia è contraria. Quali le barriere?


Oggi mi sono imbattuta in un articolo su IlSole24Ore in cui si parla del digital marketing, del digital advertising e del mondo delle PMI.

Ebbene, secondo una recente ricerca commissionata da Groupon, sembra che il mondo delle PMI si divida in due gruppi: quelli che credono profondamente nell’efficacia degli strumenti di marketing e advertising digitale e quelli che, invece, li snobbano.


L’analisi, che ha coinvolto circa 900 Piccole e Medie Imprese italiane, si staglia in uno scenario in cui gli utenti italiani sono sempre più propensi all’acquisto in rete: circa 14 milioni di consumatori su un totale di 30 milioni. Inoltre, chi acquista in rete, cerca tutte le informazioni necessarie proprio online.

Secondo l’analisi:
  • i volantini sono ancora lo strumento pubblicitario prediletto;
  • Facebook è lo strumento privilegiato dalle aziende che credono nel web marketing ed advertising;
  • il 25% delle PMI italiane rifiuta l’utilizzo ddel marketing e dell’advertising online;
  • il 44% delle PMI italiane ha dimostrato un coinvolgimento molto scarso.

Quali sono le barriere?

Essenzialmente di tipo culturale. Sembra che le aziende che si sono mostrate abbastanza restie all’impiego del marketing online preferiscano il contatto diretto e personale con i clienti e, pertanto, non ritengono sia rilevante intraprendere nessuna iniziativa sul web.

Dunque, se una PMI su due in Italia è contraria al digital marketing deduco che sia un atteggiamento un po’ in controtendenza, dal momento che è in crescita  il numero di italiani che utilizza il web. Riusciranno queste PMI a plasmare il loro punto di vista in consonanza con le tendenze di acquisto degli utenti?

lunedì 25 novembre 2013

Social Media e Risk Management

Negli ultimi anni il social media marketing ha imparato a fare i conti con un ambito particolarmente rilevante per le aziende, quello del risk management. La comunicazione aziendale si è spostata di molto sui social media proprio perché qui si è spostata la gente, gli utenti/consumatori, che in questi spazi conversano e dialogano sugli argomenti più disparati, compresi i prodotti e i servizi delle aziende. Dunque, può succedere che queste conversazioni costituiscano un rischio per le aziende.



Perché?

1.    Danni alla reputazione del brand;
2.    Perdita di fiducia e credibilità;
3.    Pubblicazione di informazioni riservate;
4.    Violazione accidentale di leggi, regolamenti e codici deontologici.

Nei casi più gravi si possono verificare fenomeni di Hijacking, furto di traffico e di identità, con la creazione di false pagine aziendali.

Ciò che l’azienda può fare per risolvere il problema è agire in una duplice direzione:

a.    A posteriori, reagendo in caso di problematiche;
b.    A priori, con piano di risk management.

Le aziende sono consapevoli dei rischi in cui ci si può imbattere. Ma cosa considerano più rischioso? In ordine di priorità:

1.    I blog degli utenti, sui quali le aziende non hanno nessun controllo;
2.    I social network più utilizzati: Facebook, Twitter, Youtube;
3.    LinkedIn, Pinterest e blog aziendali vengono ritenuti più sicuri.

Il processo di Risk Management

Il processo di Risk Management è molto complesso e si articola in alcune azioni principali:

1.    L’identificazione dei rischio è il primissimo step da affrontare. Si tratta di identificare, cioè, quale rischio l’azienda corre nello specifico (se si tratta, ad esempio, di perdita di reputazione, di violazione di norme o della privacy, ecc.). Una volta identificato il rischio, occorre comprendere come agire per minimizzare i fattori di rischio. Quando si intraprende un’iniziativa su un determinato canale social è utilissimo fare un’analisi dei rischi potenziali e stilare un progetto con una lista di potenziali rischi da tenere sotto controllo.

2.    La quantificazione del rischio che equivale alla probabilità con cui un determinato rischio può verificarsi con relativi effetti sull’azienda è il secondo importante step. In tal direzione, è utile stilare una lista di rischi potenziali, con annesse azioni di minimizzazione e risoluzione per evitare conseguenze “nefaste”.

3.    Governare il rischio e contenere i problemi rilevati è il terzo step, che presuppone un processo decisionale e la definizione dei gruppi di lavoro e delle figure a cui si richiede un intervento in caso di necessità. Questi ultimi possono riguardare le figure più svariate all’interno dell’organico aziendale a seconda della peculiarità del problema riscontrato. Ad esempio, oltre all’impegno del social media management e del marketing e comunicazione aziendale, potrebbe essere utile l’intervento della forza vendite, oppure dell’ufficio legale o ancora, dei responsabili delle risorse umane. L’aspetto del coinvolgimento delle figure aziendali dipende molto dalla specificità del tipo di problema da risolvere. A questo punto, è possibile comprendere l’importanza della social media policy aziendale e della sua condivisione con i dipendenti, in maniera tale che essi siano pronti a saper gestire qualsiasi tipo di problema e che sappiano che comportamento tenere sui social network.

4.    Il monitoraggio costante è un elemento imprescindibile, considerando l’elevata dinamicità del mondo dei social network. Oltre al monitoraggio dei social network è fondamentale monitorare anche procedure, policy e strumenti al fine di essere proattivi in caso di necessità.

Social media: il settore pubblico ha ancora molta strada da fare


E’ quanto emerge da uno studio condotto nel bimestre ottobre – novembre 2013: le imprese pubbliche sono ancora poco “social”.

I social network emergono con grande preponderanza non solo nella vita delle persone, per rimanere in contatto con la cerchia di amici e conoscenti, ma sono un importante strumento di comunicazione, interazione ed ascolto delle necessità delle persone per le aziende private, ma anche per la Pubblica Amministrazione.

Secondo lo studio condotto da Business International, in collaborazione con Oracle, su un campione di 52 aziende ( 6% Pubblica Amministrazione e 18% Pubblica Amministrazione centrale), qualcosa inizia a muoversi anche nell’ambito della Pubblica Amministrazione: il 43% delle aziende pubbliche impiega i social media per stabilire un contatto con gli utenti.

Nonostante il dato sia abbastanza positivo, resta comunque molta strada da fare.

domenica 24 novembre 2013

Long Tail Keywords: quanto sono importanti per il SEO?



Cosa significa il termine “Long Tail”? Partiamo dall’inizio. Il termine è stato coniato da Chris Anderson in un articolo pubblicato su Wired nell’ottobre 2004, poi confluito nel suo primo libro, The Long Tail: Why the Future of Business Is Selling Less of More (2006).
Inizialmente il concetto Long Tail ( o Coda Lunga) di Anderson era relativo ai modelli di business e si riferiva ad una strategia di vendita al dettaglio, basata su analisi statistiche, secondo le quali è meglio vendere un gran numero di oggetti unici in quantità relativamente piccole di ogni oggetto venduto, piuttosto che vendere un numero ristretto di elementi popolari in grandi quantità.
In poche parole, secondo Anderson, i prodotti a bassa richiesta o che hanno un basso volume di vendita possono costituire una quota di mercato superiore rispetto a rivali molto noti e con ampi volumi di vendita, con canali di distribuzione o negozio abbastanza grandi.


Long Tail e SEO


Il concetto ipotizzato da Anderson è calzante in ambito SEO e per le strategie di web marketing, per quanto riguarda le parole di ricerca e, quindi, le keyword da utilizzare per l’ottimizzazione.

A questo punto occorre fare una distinzione tra:

  • Parole Chiave generiche, composte da una sola o due parole, che sono molto competitive. Pertanto, non è semplicissimo ed immediato raggiungere un ottimo posizionamento sul web: potrebbero essere necessari molti costi e molto tempo;
  • Long Tail keywords: parole chiave specifiche, composte da più parole (da quattro in su), che non sono cercate molto frequentemente dagli utenti e che generano, pertanto, pochi accessi. Queste parole hanno, di solito, una competitività molto bassa.

Il vantaggio delle Long Tail Keywords

Le Long Tail Keywords offrono un vantaggio superiore rispetto alle parole chiave generiche. Se considerate singolarmente, le Long Tail Keywords generano pochissimo traffico al sito, ma se sommate complessivamente tra di loro, favoriscono un volume di accessi superiore rispetto alle keywords di ricerca generiche.

Conclusioni

E’ importantissimo utilizzare le Long Tail Keywords per una strategia di posizionamento che prevede un percorso di crescita che parta dalle Long tail Keyword per un posizionamento più “di nicchia”, puntando, solo in un secondo momento, nel medio-lungo termine, ad un posizionamento per keywords generiche.

Cos’è il Branding?


 

Un logo?
Un’identità?
Un prodotto?


La risposta a queste domande è: NO!
Già, NO.



 E quindi cos’è il Branding?

Un insieme di sensazioni che una persona ha verso un prodotto, un servizio o un’organizzazione. Quindi a definirlo non è né l’azienda, né il mercato, ma la gente. Le persone, con la loro emotività, con il loro essere intuitivi. Un ruolo importante, dunque, è quello dell’intelligenza emotiva e dei bisogni fondamentali a cui ciascun brand deve rispondere per poter essere scelto.

Il Branding è un’arma potente a disposizione delle aziende e delle organizzazioni. Ma per poter creare un brand è necessario far affidamento ad una visione  creativa, l’unica in grado di creare differenziazione.
Oggi i consumatori sono sommersi da informazioni che non li colpiscono. In uno stato di totale overloading, ignorano tutto. Cioè, tutto ciò che non emerge. Tutto ciò che non li colpisce. E cosa li colpisce? Solo ciò che è diverso da tutto il resto.

Dunque, un brand di successo è quello che, attraverso una visione creativa (che generalmente nasce dalla collaborazione tra i diversi attori del marketing team), consente di creare un impatto emotivo sul mercato.
Come creare un impatto emotivo? Facendo ciò che hanno fatto i Beatles. Non hanno fatto mai la stessa cosa due volte di seguito….

Un approfondimento

Intelligenza emotiva: “coinvolge l'abilità di percepire, valutare ed esprimere un’emozione; l'abilità di accedere ai sentimenti e/o crearli quando facilitano i pensieri; l'abilità di capire l’emozione e la conoscenza emotiva; l'abilità di regolare le emozioni per promuovere la crescita emotiva e intellettuale”. Fondamentale, secondo il mio punto di vista, la parte finale della definizione, relativa alla crescita emotiva ed intellettuale.

Visione creativa: ritengo che sia utile, in tal senso, far riferimento ad una definizione di “creatività” e la più semplice e concisa è quella di Henri Poincaré, secondo il quale “creatività è unire elementi esistenti con connessioni nuove, che siano utili”. “Nuovo” ed “utile” sono alla base, dunque, dell’atto creativo, costituendone l’essenza. Il “Nuovo” consiste essenzialmente nel superamento delle regole esistenti, al fine di istituire una nuova regola condivisa, l’ “Utile”. E’ importante, inoltre, sottolineare come queste due categorie si estendano a tutto l’agire umano a cui si riconosce un’utilità “economica”, oltre che etica ed estetica.

venerdì 22 novembre 2013

Political Network: i politici che spopolano su Facebook

E così anche i politici hanno uno staff dedicato alla comunicazione e ai social media. Anche in politica è necessario ed utile intavolare un dialogo con i cittadini, gli elettori, che chiedono un confronto diretto.



In base al numero di Like e all’attenzione riservata alla cura dei social media, ecco la classifica dei politici italiani più “social”:

1.    Beppe Grillo, con 1.365.372 like su Facebook. Grillo è da sempre molto attento al suo blog e alla sua community virtuale;

2.    Niki Vendola, il Governatore della Puglia, con 570.854 like su Facebook;

3.    Silvio Berlusconi, con 568.060 like su Facebook;

4.    Matteo Renzi, il cosiddetto “nuovo che avanza”, con 486.550 like su Facebook;

5.    Luigi de Magistris, sindaco di Napoli, con 315.818 like su Facebook.

I social network assumono sempre più l’”aspetto” di piazze virtuali, quando il discorso di fa politico. E quindi mi chiedevo: si può parlare anche di Political Network!?

Twitter: Social Network o Information Network?

Il titolo di questo post la dice lunga sul fatto che Twitter non sia per niente paragonabile a Facebook. Ergo, non si può definire solamente come un social network, anche se generalmente si utilizza questo termine che potrebbe essere visto come una categoria generale dentro la quale far confluire qualsiasi piattaforma che consenta la creazione di una rete “sociale”, qualsiasi sia la sua natura e il collante delle relazioni tra le persone che vi partecipano.

Social network sì, ma con un’accezione più specifica, legata alla ricerca di informazioni. Tratto, questo, che consente di definirlo, per estensione – appunto – un Information Network. Il fatto è che su Twitter non si cercano amici, ma informazioni e fonti di informazioni. Le persone hanno sì la loro importanza, ma più che le persone ciò che interessa sono gli argomenti.







Topics
Contents
Information

L’hashtag e l’Information Network

In questa rilevante accezione di Twitter quale Information Network, l’#hashtag assume un’importanza fondamentale, configurandosi quale elemento principale di raggruppamento delle informazioni così da catalizzare l’attenzione degli utenti su un argomento specifico sulla base degli interessi.

Parola d’ordine dell’#hashtag? Raggruppare! Raggruppare! Raggruppare! Per creare cluster di informazioni fruibili facilmente dagli utenti.

giovedì 21 novembre 2013

PR e SEO in convergenza

Dunque, se prima si parlava spesso di “rivalità” tra questi due importanti ambiti del marketing, adesso convergono, soprattutto alla luce dei recenti aggiornamenti di Google. Aggiornamenti che hanno avuto un impatto non poco rilevante sul link building e soprattutto sull’importanza di creare contenuti rilevanti e significativi, talmente significativi da essere condivisibili e condivisi.


Nulla di nuovo per chi si occupa di Public Relations. In fondo, la creazione di contenuti di qualità ha sempre rappresentato un imperativo fondante del DNA di qualsiasi PR agency o PR specialist. Raccontare storie che siano avvincenti e coinvolgenti, interessanti, significative e rilevanti per un’audience specifica. Contenuti che poi l’audience desideri trasmettere ad altri. Tutto nel pieno rispetto del SEO e delle sue dinamiche.

E’ Google che lo esige. Contenuti web dotati di text-link altamente ottimizzati e campagne di guest-posting (o blogging) ricche di keyword (ma non troppe!), di link ed anchor text.

Rivalità? Non è certo il caso di parlare di rivalità, ma di convergenza, di movimento verso una direzione che confluisce nello stesso punto.

Il 79% dei brand utilizza i Social Media per il Content Marketing

Twitter: 55%
Facebook: 54%
Linkedin: 51%

Queste le percentuali relative all’uso di alcuni social media per il content marketing da parte del 79% dei brand. Una notizia, questa, rilasciata da Marketo, che enfatizza l’importanza del content marketing, da un lato, e dell’impiego dei social media, dall’altro, rivestendo questi ultimi una rilevanza essenziale per il “taking off” dei contenuti.

Content marketing e benefici

I benefici del content marketing per le aziende afferiscono a diverse aree di interesse. Tra queste:

-    Risk mitigation;
-    Lead generation;
-    L’attrazione dei clienti...
… and so on.

E di questo le aziende si sono, a ragione rese conto, tanto che nell’ambito del B2B il 26% del budget è stato allocato proprio nel content marketing nel corso del 2013.

Content marketing vs. Traditional marketing

Secondo l’infografica rilasciata da Marketo, il content marketing si sta rivelando l’ultimo rivale della pubblicità e del marketing tradizionale.

Ecco l’infografica.



Infografica di Marketo.


martedì 19 novembre 2013

Twitter: qual è il momento ideale per twittare?

Twitter spesso e volentieri oggi costituisce un binomio indissolubile con l’uso dei dispositivi mobile. Per questa ragione sembrerebbe più difficile identificare con esattezza il momento giusto per pubblicare. Ogni momento potrebbe esserlo.


Tuttavia, esiste un orario al quale corrisponde il picco dei “retweet” e un altro in cui si evidenzia un elevato tasso di visualizzazioni di quanto postato.

Ore 17:00: l’ora in cui si registra in genere l’apice dei RT.
Ore 18:00: l’orario efficace per il click through rate.

Inoltre sembrerebbe che ci siano dei giorni della settimana in cui la produttività di un marchio raggiunge apici elevati su Twitter:

•    Mercoledì
•    Week-end

Queste valutazioni sono valide soprattutto per il B2C, mentre per il B2B si registra una tendenza inversa: Twitter sarebbe più efficace durante i giorni della settimana.

lunedì 18 novembre 2013

Social Media Marketing e Online Marketing: tendenze 2014

Surfando mi sono imbattuta in un’interessante infografica molto dettagliata sulle tendenze 2014 del social media marketing e dell'online marketing. Un’infografica che riporto di seguito, di cui vorrei sottolineare alcuni punti insieme a voi.

Quali sono le tendenze 2014 del social media marketing?


1)    Il Content Marketing è (e resta sempre) la chiave per attrarre i clienti. Il nucleo del social media marketing e di qualsiasi online advertising. Il nocciolo su cui si gioca completamente la pubblicità online ed il fattore discriminante tra la pubblicità tradizionale (spesso considerata fastidiosa, un vero e proprio “pugno in un occhio”, come è stata definitain taluni casi) e la pubblicità online, che più che infastidire deve creare coinvolgimento e partecipazione. Per questo deve fondarsi essenzialmente sui bisogni del consumer che diventa sempre più prosumer: sono i suoi bisogni i veri driver di qualsiasi campagna di social media marketing. Da qui l’importanza del marketing personalizzato, la cui parola d'ordine è "conoscere l'utente".

2)    Le immagini supereranno di gran lunga le parole per la generazione dell’engagement. Le immagini, dunque, saranno il cuore delle campagne di social media marketing e dovranno essere collegate alla realtà. Il maggiore coinvolgimento della realtà conferirà estrema rilevanza alla visualizzazione piuttosto che ai dati.

3)    Emergerà la cosiddetta “social enterprise”, l’azienda sociale, quella contrassegnata, appunto, dalla presenza ottimale sui social network. Dunque, la social enterprise sarà un’importante funzione nel business aziendale. Una funzione imprescindibile.

4)    Gli #hashtag diventeranno dei veri e propri strumenti per la ricerca dei topic di interesse per gli utenti. Quindi, assumeranno un’importanza fondamentale.

5)    Le aziende comunicheranno con i clienti sempre più in modalità “real time” e il mobile marketing assumerà un’importanza strategica, considerando l’incremento nell’uso dei dispositivi mobile per gli acquisti online e per l’accesso ai principali social media.

6)    Verrà operata una transizione importantissima: dal monologo al dialogo. Ecco perché, oltre ad essere personalizzato, il marketing deve essere anche conversazionale, in un intreccio inestricabile. E’ proprio la conoscenza approfondita degli utenti, dei bisogni e delle preferenze personalizzate che consentirà di intavolare quella “conversazione” necessaria per consentire all’azienda di uscire dalla dimensione del monologo e di entrare in quella del dialogo, del confronto e dello scambio, l’unica dimensione in grado di generare engagement.

7)    Al punto precedente si collega la necessità di creare relazioni durature con gli utenti attraverso l’inbound marketing. In questo modo, si potranno creare le basi per una crescita a lungo termine.

8)    Anche il SEO deve tener conto del comportamento degli utenti. Comportamento inteso in senso multidimensionale. Essendo il SEO fondamentale per la “ricercabilità” di una realtà aziendale online, è fondamentale conoscere il “comportamento” degli utenti, inteso anche come tendenze di ricerca online, oltre che come abitudini, bisogni e desiderata.




Che dire dei social media?

Oltre ai classici social network ( Twitter, Facebook, Linkedin, Google +, Pinterest, Youtube), che manterranno il loro ruolo principe per qualsiasi attività di social media marketing, si evince la crescente rilevanza di Slideshare come piattaforma chiave per incrementare l'influenza online. A ciò si aggiunge che il 2014 vedrà il sorgere delle social TV, che consentiranno agli utenti di condividere e fruire dei programmi preferiti in contemporanea.

Ecco a voi l’infografica.


Infografica di TweenEngine.

Facebook: come ottenere il maggior numero di “mi piace” sulla vostra pagina

Se avete una pagina Facebook per promuovere il vostro business, è probabile che vogliate aumentare il numero di “mi piace” dedicati alla vostra pagina. Sappiamo che spesso al numero di “Likes” corrisponde un aumento dell’engagement e della portata, a tal punto da trasformare Facebook in un vero e proprio “marketing tool”.



Come ottenere un maggior numero di “mi piace”?


Chiedi al tuo bacino di utenza di cliccare “mi piace” sulla tua Pagina
Vi state chiedendo attraverso che canali? Ad esempio, attraverso il blog, le e-mail, le newsletter, le brochure, i banner o attraverso altri profili in altri social network.

Fai qualcosa che vada oltre l’auto-promozione
Per creare una base di fan che sia degna di essere tale è necessario, anzi, è d’obbligo, evitare di “spammare” con messaggi che siano auto-promozionali e autoreferenziali. La pagina, in fondo, serve per costruire e sviluppare un business e per far ciò è necessario ottenere l’ascolto dell’audience attraverso delle conversazioni reali, che possono andare da risposte a richieste di informazioni a risoluzione di problemi reali, ove necessario.

Utilissimo: poter dare “Mi piace” direttamente dal sito
Questo aspetto deve essere contrassegnato da un attributo specifico: la semplicità. Più facile sarà per gli utenti poter dimostrare il loro “gradimento”, più probabile è che lo faranno! Ad esempio, un’idea utilissima è quella di dare la possibilità agli utenti di cliccare su “mi piace” non solo nella home page del sito, ma ovunque, in tutte le pagine. Inoltre, se gli utenti, oltre a dare il loro “mi piace”, condividessero anche i vostri contenuti non sarebbe un’idea malvagia. Anzi! Questo vi aiuterebbe moltissimo a promuovere il vostro business, oltre che le vostre pagine web.

Sii Condivisibile
Una volta pubblicato un post su Facebook, sarebbe utile che gli utenti lo condividessero. In questo modo il post può diffondersi viralmente.

Includi il link ovunque
E’ utile includere il link alla pagina Facebook ovunque. Ad esempio, nelle e-mail settimanali, nei post del vostro blog… in poche parole,  in qualsiasi marketing tool utilizziate.

Il fatto è che ottenere un maggior numero di “mi piace” sulla vostra pagina Facebook può consentirvi di rafforzare il vostro SMM (social media marketing). Ergo, il vostro business non potrà che godere di maggiore successo.

Avete usato qualcuna di queste strategie? Quale? Con che risultati?
Oppure ne conoscete delle altre che si sono rivelate utilissime e molto proficue?
Che ne dite di raccontarmelo? I'm curious! ;-)

Vi aspetto!

Facebook: giorni e orari ideali per postare

Quante volte ve lo siete chiesti? Quali sono i giorni perfetti per postare su Facebook? Quando cresce la possibilità di incrementare le condivisioni?

Risposta: Giovedì e Venerdì. In questi giorni, sembra che le condivisioni siano più alte del 18%.


Ecco come Buddy Media ha spiegato il fenomeno: “meno le persone vogliono essere al lavoro, più vogliono stare su Facebook”. Ma non mancano altri studi e ricerche a proposito. Secondo un’altra ricerca, infatti, sarebbe molto alta la presenza degli utenti durante il week-end. Un trend, questo, che a mio parere ben si coniuga con la prospettiva di Buddy Media.

Quando ottenere il maggior numero di risposte e di click durante l’arco della giornata?

Ore 13:00: maggior numero di risposte. In coincidenza con la pausa pranzo?
Ore 15:00: maggior numero di click.

Orari di maggiore attività complessiva su Facebook: dalle ore 9:00 alle ore 19:00.

domenica 17 novembre 2013

“Uso Twitter per tenermi informato e per esprimere il mio punto di vista”

Twitter è il social network preferito per leggere le notizie. E’ il risultato della ricerca del Pew Research Center. Il 52% degli iscritti, infatti, ha dichiarato di utilizzare il social network per tenersi aggiornato sulle breaking news.


Si tratta essenzialmente di giovani di età compresa tra i 18 e i 29 anni, che si collegano soprattutto mediante dispositivi mobile. Un risultato secondo il quale Twitter, sotto questo punto di vista, supererebbe anche Facebook.

Che dire dei contenuti delle conversazioni? Queste non rispecchiano assolutamente l’opinione pubblica. E questo dimostra come Twitter sia un canale democratico, dove tutti esprimono liberamente il loro punto di vista.

Riepilogando, due gli obiettivi di chi usa Twitter:

1)    Tenersi informati;
2)    Esprimere un personalissimo punto di vista su un topic ritenuto rilevante.

Questi dati sono relativi agli Stati Uniti. E in Italia? Perché usate Twitter?

Twitter saluta Doris Lessing



Twitter reagisce immediatamente alla triste notizia di oggi: la morte della scrittrice e critica letteraria Doris Lessing, autrice di 50 romanzi, tra cui “Il taccuino d’oro”, definito la Bibbia del femminismo, e vincitrice del Premio Nobel per la Letteratura nel 2007.

Il mondo della cultura saluta la scrittrice sul social network. Mi unisco a questo mondo per salutare una "pietra miliare" nel mondo della letteratura, che ha vissuto durante i totalitarismi e che ha saputo raccontare in maniera eccellente “l’epopea dell’esperienza delle donne”, per utilizzare un’espressione impiegata nel definire la sua opera da parte dell’Accademia di Stoccolma.

Che mondo sarebbe senza le donne?