sabato 15 febbraio 2014

Content marketing: messaggi che ‘colpiscono’. Il caso Axe Peace.


Eloquenti e significativi: ecco come devono essere i contenuti che “colpiscono”. Sottolineo il verbo “colpire” perché oggi più che mai è essenziale che il content marketing si preoccupi di creare contenuti che si facciano strada senza ostacoli nell’attenzione delle persone, immerse in un mare di informazioni ed input di vario tipo.
Tweet: Oggi più che mai è essenziale che il content marketing si preoccupi di creare contenuti che colpiscano l'attenzione. http://ctt.ec/XY3p5+
Il fenomento dell’overloading informativo si accompagna, infatti, ad un calo del livello d’attenzione. Ma che succede se il messaggio è sorprendentemente intenso e toccante?

E’ il caso del video virale “Make Love, Not War”, lanciato da Axe. Un video che è riuscito a scuotere le masse, grazie alla profondità del messaggio trasmesso, a prescindere dal prodotto.


Quando un contenuto può dirsi eloquente?

E’ doveroso sottolineare che l’ “eloquenza” di un contenuto può dipendere molto dalla valutazione soggettiva di ciascuno. Ma è pur vero che ci sono contenuti che riescono a varcare la soglia della valutazione soggettiva. Quando?

Ecco i quattro punti fondamentali elencati da Dan Greenberg, co-fondatore e CEO di Sharethrough.

1.    Quando stabiliscono una profonda connessione tra individui e tematiche. Tematiche sociali a forte impatto emotivo, ad esempio, coinvolgono molto le persone.

2.    Quando riescono ad essere originali, trasmettendo un’idea innovativa, senza perdere quel tratto di umanità che l’uomo, in generale, apprezza molto.

3.    Quando stanno alla base di un avanzamento nell’uso dei media. I media spesso si evolvono conseguentemente allo sviluppo di nuove tipologie di contenuti. E’ il caso, ad esempio dello storytelling.

4.    Quando creano le condizioni per un engagement profondo.

Il content marketing è in continuo movimento. Ed è evidente. Basta considerare Facebook Paper e l’importanza che Facebook ha iniziato ad attribuire ai newsfeed piuttosto che agli status.

Che ne pensi? Hai mai creato un contenuto che poi è diventato la famosa “idea-virus” di cui ha tanto parlato il caro Seth Godin?

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