lunedì 16 dicembre 2013

Su Twitter il Parlamento 2.0

Tutti i capi di partito cinguettano su Twitter. Obiettivo? Diffondere notizie in ateprima o affondare gli avversari con polemiche. Tanto da far parlare del cosiddetto Parlamento 2.0. Già, perché lo scontro inizia in Parlamento ma poi prosegue sul social network, che ne diventa quasi un’estensione.

Twitter diventa, dunque, il nuovo palcoscenico della contesa politica. E’ qui che si decide l’hashtag originale che fa tendenza. Lo sanno bene i politici italiani: da Enrico Letta, che twitta le anteprime dei decreti, ad Alfano, che ha annunciato sul suo profilo la nascita del nuovo partito NCD, al ministro Quagliariello, che ha dimostrato su Twitter il suo giubilo per l’abolizione del finanziamento ai partiti. Anche se la data di “attivazione” non sembra essere molto vicina, secondo le indiscrezioni in circolazione sul web. Dunque, tutti i ministri e i capi di partito hanno un account su Twitter, uno strumento del quale ormai non possono fare a meno per le loro campagne elettorali “senza fine”.

Recentemente il duello su Twitter si è svolto tra Matteo Renzi e Beppe Grillo, a suon di hashtag che recitavano #Beppefirmaqui e #Renziecaccialagrana. Che la Terza Repubblica si giocherà proprio sul sito di microblogging?

Una cosa è certa: Twitter è il social network più in voga tra i politici italiani, che ne fanno uso sia per divulgare i propri slogan che per attaccare gli avversari. Agenzie? No, il politico fa da sé. Diffonde da solo le notizie tra i suoi follower. Si viene a creare così un contatto diretto, quello che ai cittadini piace tanto.


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